I giovani consacrati della Diocesi si sono incontrati
Avevamo appuntamento alle 10 di sabato 9 giugno, tutti noi, giovani consacrati della diocesi, presso la Casa di spiritualità delle Maestre Pie dell’Addolorata di Borgo Maggiore (RSM). E’ stato l’annuale invito del vescovo Andrea Turazzi a riunirci, mostrando, nella sua proposta, il valore e la bellezza dell’incontro tra noi e tra le diversità dei carismi e degli stili di ciascuna delle esperienze religiose presenti. Ad accompagnare la nostra giornata sono state una fraternità curiosa e una condivisione semplice e aperta, che ci hanno permesso di sentirci come “a casa” in questa nostra chiesa locale. L’accoglienza, le parole di don Mirco Cesarini e del vescovo, lo scambio iniziale con le presentazioni di noi giovani e dei nostri carismi, la celebrazione eucaristica, il pranzo cucinato e servito con cura dalle nostre Maestre Pie e da alcuni ragazzi dell’Azione Cattolica di Borgo Maggiore: tutto questo ci ha fatti sentire figli desiderati, risvegliando in noi quel “sentire misterioso”, se così si può chiamare, cuore della nostra stessa vocazione e di ogni vocazione, che è la gratitudine. Una gratitudine alla vita.
In questo clima famigliare e gioviale, la presenza dell’Ambasciatore d’Italia a San Marino, Guido Cerboni, e di sua moglie Caterina, ha donato a tutti noi la possibilità di conoscere il mondo della diplomazia, attraverso l’ascolto della loro esperienza professionale, che si è rivelata esperienza ricca e densa di umanità e di ampio respiro spirituale. Ci si può chiedere che cosa possano avere in comune la carriera diplomatica e la vita religiosa, tanto da giustificare la presenza dell’Ambasciatore ad un incontro di giovani consacrati. E’ stato il nostro vescovo a mettere in dialogo questi mondi, apparentemente così distanti, facendoci notare come l’amore a Dio, cuore pulsante e totalizzante della vita consacrata, è innanzitutto amore incarnato che dialoga, che lotta per la pace, amore che, radicato nella concretezza dei legami quotidiani, vuole aprirsi all’umanità tutta. Così l’ascolto del racconto della “vocazione alla carriera diplomatica”, come è stata definita dallo stesso Ambasciatore, è stata l’occasione di scoprire e riscoprire la passione per la pace e per il dialogo, l’esigenza di giocarsi in prima persona nelle scelte, la necessità di un lavoro fine e delicato che abbia a cuore il bene comune, che sia disposto al confronto. Questo è quello che è risuonato nei volti e nelle parole dell’Ambasciatore e della moglie, mentre raccontavano la bellezza, il dolore, la sofferenza, le sorprese, la crescita avvenuta tra la Giordania e Belgrado, tra l’Italia e Londra, tra Atene e Cipro: luoghi in cui hanno vissuto la loro professione e la loro vita, luoghi in cui hanno visto a volte crescere e germogliare, altre volte purtroppo morire, quei misteriosi germogli di vita e di umanità che si mostrano, in ogni cultura e in ogni processo storico, a occhi che sanno guardare, a mani che sanno custodire, a cuori che si aprono nella fiducia. Grazie!
sr. Chiara Calderoni o.s.a.
Pubblicato sulla Rivista Diocesana "Montefeltro" N.7 Luglio-Agosto 2018 pag. 34
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