Lo stemma dell'Ordine evidenzia e sintetizza, come fu per Agostino, la scaturigine della scelta di vita evangelica che sta alla base della vocazione agostiniana: un cuore bruciante d'amore, trafitto dalla Parola di Dio. Tale momento, che ricorda la particolare esperienza di conversione vissuta da Agostino, diventa irrevocabile scelta di vita, di sequela e di servizio secondo lo stile proprio vissuto e desiderato da Agostino per i suoi seguaci.
All'inizio della Regola che ha scritto per i suoi monaci, Agostino pone la motivazione della vita religiosa in questi termini: "Il motivo principale per cui vi siete insieme riuniti è quello di vivere concordi nella casa, protesi verso Dio, nell'unità della mente e del cuore".
Il fine che si propone chiunque sceglie di essere agostiniano o agostiniana è:
* ricercare e onorare Dio: perché la vita religiosa è anzitutto consacrazione della persona a Dio;
* mettere la propria vita al servizio del popolo di Dio: perché la vita religiosa è un dono dato dallo Spirito alla Chiesa per il bene di tutti;
* insieme, concordemente, nella fraternità e nell'amicizia spirituale con i fratelli o con le sorelle: il culto dell'amicizia e il senso della comunione ecclesiale è una caratteristica tipica di Agostino.
La ricerca di Dio
L'esperienza umana e spirituale di S. Agostino si può sintetizzare così: Agostino ricercò intensamente Dio; una volta trovatolo si dedicò totalmente a lui in comunione con i fratelli. La ricerca di Dio è il motivo guida della spiritualità di Agostino. E non interessa soltanto chi è in cerca della verità, chi ancora non ha la fede, chi ancora non ha trovato in Cristo la verità della sua esistenza.
La fede stessa è una continua ricerca di Dio. La realtà di Dio infatti è tanto insondabile che mai si potrà arrivare al fondo della sua conoscenza. Più si cerca Dio e lo si trova, più lo si ama; più lo si ama, maggiore diventa il desiderio di cercarlo ancora. Trovare Dio è trovare la felicità - per questa si vive e si lavora-, perché è ritrovare il senso pieno della propria esistenza; infatti - afferma per esperienza S. Agostino - "ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te".
Ma come cercare e dove trovare Dio? Per la via dell'interiorità, dice Agostino; attraverso la contemplazione, diremmo noi oggi. "Non uscire fuori di te, rientra in te stesso; la verità abita nell'uomo interiore, e accorgendoti che la tua natura è mutevole, trascendi te stesso... Cerca dunque di arrivare là dove lo stesso lume della ragione riceve la luce". Sembra che Agostino si rivolga proprio all'uomo di oggi, a noi alienati come siamo da noi stessi, dalla nostra dignità, in ricerca affannosa anche se disordinata della nostra identità, frastornati dalle tante cose che ci circondano e ci sollecitano, illusi di riempire con esse il vuoto interiore, che è il vuoto di Dio.
Solo quando ritroveremo noi stessi, ci insegna Agostino, quando riacquisteremo la nostra umanità perduta liberandola dalla schiavitù delle cose, potremo ritrovare anche Dio e quindi la felicità. Per questo nella Regola, parlando del rapporto che il servo di Dio deve avere con le cose che lo circondano, Agostino espone l'aureo principio: "E' meglio avere meno bisogni che più cose". Interiorità, che è la liberazione dalla schiavitù delle cose (materialismo ed edonismo) e il recupero di se stessi; preghiera e contemplazione che è il modo nuovo di mettersi di fronte all'Assoluto e alle cose; ricerca di Dio attraverso e insieme ai fratelli: sono queste le vie della speranza che Agostino addita all'uomo di oggi, soprattutto ai giovani.
In comunione di vita
A quelli che vogliono partecipare alla sua esperienza di ricercare Dio, Agostino propone l'esempio della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, descritto negli Atti degli Apostoli (ai capitoli 2 e 4): tutti i convertiti formavano un cuore solo e un'anima sola, tutto era in comune e a ciascuno veniva dato secondo le proprie necessità.
Unità di ideali e di progetti, perfetta vita comune, rispetto per le esigenze e la dignità della persona: sono le tre note che caratterizzano la comunità agostiniana la quale - nella mente di Agostino - vuole essere sulla terra un segno della città celeste, immagine, anche se pallida e imperfetta, dell'assoluta comunione d'amore esistente tra le persone della SS. Trinità. Agli uomini e alle donne di oggi, immersi a volte in una solitudine profonda e lacerante, drammatica e disperata, incapaci di comunicare, di capirsi, di sostenersi, Agostino propone un progetto di vita in comune nella quale ci si senta solidali, su uno stesso piano di dignità nonostante le differenze personali, in cui ci si accetti reciprocamente e ci si voglia bene così come si è, senza giudicarsi.
Quando una comunità è così impostata, l'obbedienza diventa collaborazione ad un progetto comune e sostegno reciproco, la povertà diventa condivisione, la castità diventa mezzo che dilata il cuore all'accoglienza e al senso della fraternità universale; il "peso" della vita comune è superato dall'amicizia in Cristo che non solo corrobora la personalità, ma accresce la vera libertà dell'individuo; l'umiltà, che è alla base della vita comune, diventa senso di responsabilità.
Nella Chiesa e per la Chiesa
"Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre". Sospinto da questa convinzione già espressa da S. Cipriano e fatta propria, Agostino impiegò tutte le energie per l'unità della Chiesa e per salvare l'integrità della fede contro le eresie. Per andare incontro alle necessità della Chiesa del suo tempo Agostino sacrificò il desiderio di una vita ritirata e volle che altrettanto facessero i suoi compagni: "Non vogliate anteporre la vostra pace alle necessità della Chiesa", scrive ai monaci dell'isola di Capraia (Lett. 48,2).
La comunità agostiniana serve la Chiesa anzitutto ponendosi come segno di unità, promotrice di comunione, maestra di interiorità e di contemplazione; mostrando una particolare devozione e fedeltà alla Chiesa e ai Sommi Pontefici, anche a motivo del singolare intervento della Sede Apostolica nella costituzione dell'Ordine; promovendone la dottrina con l'insegnamento, la predicazione, l'attività scientifica; infine con un'alacre attività apostolica, a servizio e secondo le urgenze della chiesa locale e della chiesa universale.